Alcuni, forse i più pessimisti, potrebbero pensare che il primo oggetto concepito come strumento dall’uomo sia stato proprio un’arma. Sicuramente lo pensava Stanley Kubrick, a proposito di pessimisti celebri, o almeno questo sembra suggerirci nell’ancora più celebre scena di apertura di 2001. Odissea nello spazio. Pessimismo a parte, reperti e studi confermano l’ipotesi che le armi furono comunque tra i primi oggetti “inventati” o “scoperti” dall’homo sapiens.
Di sicuro, ci fu un momento in cui quell’homo sapiens si rese conto che ogni oggetto è potenzialmente un’arma, anche se forse, soprattutto in futuro, non proprio tutte le armi potranno considerarsi propriamente “oggetti”. E di sicuro sono infinite le suggestioni che l’oggetto-arma ha sempre suscitato nell’immaginario umano, come infinite sono le forme che esso ha assunto nel corso del tempo e nel mutare delle contingenze, dal sasso appuntito alla bomba intelligente, dal sommergibile all’arma batteriologica.
C’è stata un’epoca, nella storia del mondo, in cui la guerra ha smesso di essere un modello per interpretare il reale. C’è stata. O almeno, così ci è stato detto. Siamo stati cresciuti con l’idea che la guerra fosse relegata al cinema, tuttalpiù alla televisione, ma quasi sempre in seconda serata. La guerra era mitologica, anche quando le bombe intelligenti cadevano a pochi chilometri da noi. Poi siamo effettivamente cresciuti, e ci siamo resi conto che non si era trattato di un’epoca, bensì di un momento, anche piuttosto breve. E non era il mondo, era un piccolo pezzo di questo mondo, con pretese da continente che la geografia non può avallare.
Un momento, un decennio circa, dalla caduta del muro di Berlino al 2001. Durante quel decennio, parlare di guerra in modo diretto era diventato sconveniente. Serviva un linguaggio metaforico, sempre più tecnico, demilitarizzato, igienico: missioni di pace, interventi umanitari, operazioni di soccorso internazionale… La spesa militare mondiale si era effettivamente contratta, a tutto vantaggio degli investimenti nel sociale, nella sanità, nella cultura. È con l’11 settembre che siamo tornati a parlare di guerra. Non che i conflitti nel mondo fossero mai davvero cessati, ma è la politica che ha ricominciato apertamente a adottare la guerra come modello, come soluzione. Così come, senza farsi attendere, l’economia è tornata a investire prepotentemente sul mercato degli armamenti, arrivando a superare il record di spesa dalla fine della Guerra Fredda.
Solo il nemico ha cambiato natura. Il terrorismo è il nemico del nuovo millennio: privo di un’identità definita, fisica, sociale, psicologica, territoriale, può essere chiunque, arrivare ovunque. Un nemico perfetto per una guerra senza fine. Qui inizia, o meglio ricomincia, estremizzandosi, dopo una brevissima sospensione, l’epoca delle frontiere, dei controlli, della sicurezza. Nel 2001 inizia, o meglio ricomincia, un’Odissea reale che corre parallela a un’Iliade solo immaginaria, che si consuma in immagini prima ancora di potersi raccontare a parole. Un’Odissea che non è nello spazio, ma nel deserto.